Un pò di me...
Ciao!
Mi chiamo Alessandro!
Sono nato a Lecco il 18 Aprile 1982 ed abito a Molteno: un piccolo paese della Brianza in provincia di Lecco.
Ho una cagnolina che si chiama MIA e vivo coi miei genitori perché la sfiga ha voluto che, mentre mio fratello nascesse sano ed ora ha un’ottima posizione lavorativa, una moglie e dei figli (quindi sono zio), io nascessi con dei deficit fisici dovuti a… non importa cosa; tanto ormai sono quello che sono e, anche se non mi accetto, cerco lo stesso di lottare ogni giorno per essere visto e considerato dalle persone non come un disabile ma, semplicemente come ALESSANDRO: un ragazzo rimasto un pò ragazzino nel cuore pieno di sogni andati in fumo nel corso di un’infanzia bruciata e considerata felice e spensierata solo da chi non si è accorto di quanto mi manchino molte tappe fondamentali della vita in assenza delle quali non ho potuto sviluppare appieno l’apprendimento sociale e, di conseguenza, in mezzo alle persone mi sento spesso a disagio e, soprattutto “diverso”, “inferiore”, nonostante c’è chi sostiene – e non lo dico per vantarmi – che ho una gran testa.
Caratterialmente sono un sognatore e mi ritengo una persona buona, educata e sensibile.
Nella vita mi occupo di volontariato e sociale perché nella buona sorte delle sfighe del mio travagliato percorso, nel lontano 1991, all’età di 9 anni compiuti, nel contesto di una colonia estiva che frequentai col gruppo “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini (Lc) (istituto che frequentai diurnamente dal 1986 al 2000, nel quale frequentai la scuola materna, le elementari, le medie ed un triennio di cfp generico come scuola superiore, prima di uscire e frequentare un altro triennio, sempre di cfp generico c/o Cfp Aldo Moro di Valmadrera, sempre in provincia di Lecco), conobbi Simone: un ragazzo (all’epoca quasi 18enne) che, era collaboratore presso la sezione compresente della colonia de “La Nostra Famiglia” di Padova e Vicenza.
Fui molto colpito dai modi gentili ed educati nei miei confronti da parte di questo ragazzo che, tra un sorriso e l’altro, spesso trovava il tempo di appartarsi con me e io ero felice (soprattutto quando mi cantava il brano “Mani” di Fabrizio Colombo perché quello era il suo modo per essere sé stesso a prescindere da quello che era il suo ruolo per il quale fu chiamato ad offrire il suo contributo per la sua sede dell’Istituto.
Di questa “amicizia speciale” se ne accorsero in molti e, soprattutto, la coordinatrice del gruppo di Simone, Simona Fontanesi, la quale ci chiese se volevamo scattare una fotografia assieme per partecipare ad un concorso di scatti fotografici che avrebbero dovuto rappresentare il vero senso del volontariato nel modo più autentico.
Io – che al ragazzo Vicentino mi ero affezionato tanto, accettai senza indugio e lo stesso fù per Simone.
Per me, quell’esperienza è stata una delle più forti della mia vita perché, anche se è durata solo 15 giorni (e nonostante il fatto – non da poco – che, all’epoca io avevo solo 9 anni), mi è servita a capire davvero il valore del VOLONTARIATO e, soprattutto, capire che coi soldi puoi comprare tutti i beni materiali che vuoi ma non la felicità, quella vera, quella che senti nel cuore che ti sussurra e rassicura con una vocina calda che stai facendo bene e che sei sulla buona strada.
E quella vocina si può dire che l’ho sentita proprio bene quella volta perché, diversi anni dopo, circa nel 2008, mi capitò tra le mani il bollettino istituzionale de “La Nostra Famiglia” e con gran stupore, vedendo quella nostra foto dell’epoca pubblicata su di una pagina del medesimo e, da lì, rimasi altrettanto sorpreso apprendendo la notizia che, quella foto era lì perché, tra i tanti scatti pervenuti al concorso, scelsero proprio la nostra come vincitrice.
Un chiaro segnale che, probabilmente, non si trattava di un caso o di una fatale coincidenza ma un qualcosa di molto più grande e molto più bello voluto da qualcuno lassù.
Dopo quella scoperta – ovviamente – mi misi alla ricerca di Simone ma, nonostante gli sforzi fatti anche dal buon Gianni Nizzero che, all’epoca, lavorava ancora come giornalista per “Il Giornale di Vicenza” e, raccolta la mia richiesta di poterlo rintracciare in qualche modo, pubblicando il mio appello-messaggio per il mio “amico d’infanzia”, dopo l’iniziale entusiasmo del Vicentino nel leggere le mie parole ed il forte desiderio col quale lo cercavo per capire cosa ne dovevo veramente fare della mia vita e di ciò che da lui avevo imparato e portato, da allora sempre, con me. il ripensamento e la paura di dover fare i conti col passato prevalsero su Simone il quale mi disse di averci riflettuto sopra e di non riconoscersi più in quelle belle parole che gli avevo dedicato e quindi di fare tesoro di quella bella esperienza che anche lui ricorderà per sempre con affetto ma che, nonostante ciò, fa parte di un “isolotto a sé” che tale deve restare.(Io con Simone, nel 1991, a Caorle (Ve) nello scatto vincitore del concorso fotografico)
Non posso negare di esserci rimasto un (bel) pò male di fronte a quella sua decisione (dato anche il fatto che, cmq, nel corso degli anni precedenti, l’ho sempre portato nel cuore chiedendomi che fine avesse fatto (senza aspettarmi minimamente del “ciclone di meraviglia” che mi avrebbe travolto poi una volta scoperto che quella fotografia sarebbe diventata così importante, soprattutto per me!) .
Ma, nonostante il duro colpo, non mi sono arreso ed, ascoltando le parole di Simone, dopo 2 esperienze professionali (di cui una di 8 mesi in una tipografia nella quale mi trovavo bene ma fui cacciato con la strategia di un pressante mobbing quando IL DISABILE NON SERVIVA PIU’ per far risultare “in regola” l’azienda e 12 mesi in una cooperativa sociale), terminati i contratti e col passare degli anni mentre attendevo dal “collocamento mirato” la giusta chiamata per potermi nuovamente inserire in un contesto di lavoro, ho contattato il mio comune per fare domanda di essere inserito nell’albo dei volontari comunali.
Da allora la mia vita è il VOLONTARIATO: un mondo senza tempo e senza orari nel quale, tra un progetto e l’altro, mi tengo impegnato 24 ore su 24 con la speranza di fare qualcosa di buono per l’umanità anche se, purtroppo, mi accorgo che spesso le cose non vanno esattamente come vorrei e si creano anche dei problemi (sempre risolvibili, purché se ne abbia la voglia di credere che non c’è niente di veramente irrimediabile)… che cerco sempre di risolvere.
A volte mi abbatto, mi lascio andare e perdo il senso della vita ma, ciononostante, non mi sono mai arreso di fronte a niente e nessuno e vorrei cercare di portare a termine la mia missione nel migliore dei modi
Intanto, se volete, io sono qui E CHISSA’ MAI CHE, UN GIORNO LA RUOTA GIRI DALLA PARTE GIUSTA ANCHE PER ME?
Ecco, coi miei dubbi, le mie paure, le mie perplessità ed i miei “crucci”, questa che hai letto, è la mia storIa, senza falsi moralismi ed un pizzico di autoironia per renderla più gradevole alla lettura, nonostante, tra le righe, la sofferenza nascosta non è stata poca ma si dice che CIO’ CHE NON UCCIDE FORTIFICA! 🙂